Da giovedì 9 a domenica 12 febbraio l'Arena del Sole ospiterà "Il casellante", spettacolo tratto da un racconto di Andrea Camilleri, con la regia di Giuseppe Dipasquale: protagonista Moni Ovadia.
Da stasera a domenica 12 febbraio ritorna a Bologna, sul palco dell’Arena del Sole, Moni Ovadia con lo spettacolo Il casellante tratto dall'omonimo racconto di Andrea Camilleri.
L'autore siciliano e il regista Giuseppe Dipasquale tornano a collaborare insieme curando la stesura del testo drammaturgico, dopo il successo delle trasposizioni di altri due racconti di Camilleri: Il birraio di Preston e La concessione del telefono
Struggente divertimento
Nella definizione del regista Dipasquale Il casellante è uno dei racconti di Camilleri “più struggentemente divertenti”: una vicenda totalmente immersa in un mondo mitologico che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore.
«Un racconto» – spiega ancora il regista - «delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta". Protagonista la lingua personale, originalissima di Camilleri: fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che calca e ricalca, in una sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica».
«Dopo la storia della donna sirena raccontata in 'Maruzza Musumeci', ho pensato a una donna che tenta di trasformarsi in albero». Così Camilleri descrive l’idea da cui trae origine Il casellante, uno dei suoi racconti più divertenti del cosiddetto ciclo mitologico. Una storia emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, al tempo stesso ferocemente logica e paradossale.
Vigata ancora protagonista
La vicenda si snoda tra Vigata e Castelvetrano negli anni della Seconda guerra mondiale, in pieno periodo fascista, e ha come protagonista Nino Zarcuto, che a causa di un incidente sul lavoro non viene chiamato a far la guerra e si ritrova a fare il casellante in una piccola stazione ferroviaria, accompagnato da sua moglie Minica. Nino e Minica sono due giovani che si amano e desiderano un figlio. Proprio quando il desiderio sta per trasformarsi in possibilità concreta, però, un destino beffardo, atroce e violento interviene a distruggere il loro sogno.
Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, Il casellante si pone in un rapporto di continuità con l’opera che lo ha preceduto e diventa allegoria di una nuova metamorfosi, metafora di un modo di ragionare e di vedere la realtà siciliana.
Tra mito e storia
Lo spettacolo, che ha debuttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2016, racconta, tra mito e storia, il periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta e vede nel ruolo del barbiere-demiurgo del paese siciliano in cui è ambientata la storia, Moni Ovadia, uno dei massimi rappresentanti del teatro musicale e mattatore nella storia di Camilleri. Accanto all'attore un cast di attori-musicisti danno voce e corpo alla lingua dei personaggi creati dalla fantasia di Camilleri: immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
Accompagnato dalla musica irridente suonata dal vivo, Moni Ovadia aggiunge alle numerose lingue con cui si esprime, quella originalissima, divertita, coinvolgente e teatrale di Camilleri.